Taupo, un posto da chiamare Casa

Abbiamo girato impazziti come un palloncino che ti scappa dalle mani mentre cerchi di fargli il nodo. Abbiamo battuto l’Isola Nord dall’alto in basso, da costa a costa e anche in diagonale, tornando a volte ossessivamente sulle stesse strade. Laddove la mappa segnava un centro abitato, meglio se sul mare o nei pressi di un corso d’acqua, noi ci siamo andati, cercando con determinazione il posto giusto da chiamare Casa. La nostra strategia ci ha procurato il mal di schiena e una spesa enorme in benzina, a volte attraverso infiniti chilometri di nulla, laddove i nomi sulla mappa non corrispondono che a un recinto e ad una casella della posta ammaccata sul ciglio della strada. Ma più ci allontanavamo da quello che stavamo cercando, più restavamo a bocca aperta. Dietro a curve di sterrate prese per madornale errore, ci siamo spesso trovati davanti a Lei, la  Natura. Scogliere lavorate dai secoli, dove il vento fa il culo alla forza di gravità e gli alberi crescono orizzontali, con la messa in piega. O quella collina verde, appena all’uscita di una fitta foresta, sulla cui cima c’è un vecchio autobus variopinto, circondato dalle mucche al pascolo. O ancora il mare che lambisce la East Cape road, che conduce al faro più a est del mondo (se lo guardiamo a partire da Greenwich).
Poi ci è toccato smetterla. Smettere di fare finta che i soldi non stiano finendo. Smettere di strisciare la carta di credito senza pensare a come funziona, il credito. Abbiamo stilato una lista di città che avessero un panorama mozzafiato, i bagni pubblici gratuiti, le docce, una biblioteca accogliente con internet a disposizione, svaghi nelle immediate vicinanze e almeno un supermercato con prezzi convenienti. Abbiamo votato ed eletto all’unanimità Taupo come nostra Capitale. Città di lago e di fiume, sta più o meno nel centro dell’Isola ed ha tutto ciò che potremmo desiderare. A parte un clima più amichevole, ma per questo non c’è speranza in Nuova Zelanda, almeno in questa stagione.
Ed ora eccomi qui, nella Skype room della biblioteca, a scrivere queste memorie. Mezz’ora fa sono entrato in un ufficio pubblico con un modulo incompleto tra le mani, pronto ad affrontare il muro della burocrazia. Ho spiegato timidamente che mi serviva un codice fiscale e cinque minuti dopo ero di nuovo fuori, tutto era a posto. Niente “Torni settimana prossima, dalle nove alle nove e venti.” Niente “Vada all’Ufficio Magagne, poi faccia la coda allo sportello 2 e torni qui con la fotocopia fronte-retro della Carta d’identità”. Fatto, e basta.
Venerdì inizio a lavorare nella cucina di un ristorante. Con un REGOLARE CONTRATTO. Laura sta già lavorando come cameriera in un caffè. Da un paio di giorni la nostra macchina è tornata ad essere una semplice macchina, mentre noi dormiamo in una stanza vera con un letto, un tavolo, due sedie, un divano e un televisore con tre canali.

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