Durante le mie scorribande a Tempo di libri, lo scorso week end, mi sono lasciato guidare dall’istinto. E l’istinto mi portava alla larga dai grandi nomi, dalla calca negli abnormi stand delle case editrici più famose. Ho cercato le retrovie, angoli più raccolti e personali. Lo sguardo si posava su libri che sembravano nascondere dei segreti, su storie che, se non le avessi scoperte ora, forse non avrei mai più incontrato.
Mi ha colpito lo stand di CartaCanta dove un uomo, forse l’editore stesso, raccontava i libri che aveva davanti uno a uno, come se fossero stati figli suoi. Mi ha colpito Safarà editore, con i suoi volumi “tagliati male” e le copertine accattivanti. E poi sono inciampato nel sorriso entusiasta di Antonio Melis, editore di OneReed edizioni, che mi porgeva un adesivo e un segnalibro. Sembrava disponibile a fare due chiacchiere con un blogger curioso, e non mi sono lasciato scappare l’occasione per chiarirmi le idee su un paio di questioni e per conoscere meglio la sua casa editrice.
OneReed tra passato e futuro…
OneReed, racconta Antonio Melis, ha quattro anni di vita, anche se pubblica attivamente da due anni: Ad oggi ha soltanto dieci titoli in catalogo, non molti, ma è una realtà in divenire e ci sono già delle novità in cantiere.
“Un nostro progetto per il futuro”, continua Antonio, “è quello di regalare al lettore, una volta che ha acquistato il cartaceo, la possibilità di avere il libro anche per la lettura su device. Noi siamo nati come una casa editrice tecnologicamente avanzata, ma è stato un insuccesso incredibile, perché in Italia non siamo ancora pronti. Siamo ritornati al cartaceo. È stata un’inversione di tendenza naturale, perché altrimenti avremmo dovuto chiudere. Anche i numeri sono discordanti, nessuno dice la verità su quello che si vende in maniera elettronica. L’Italia non è pronta e la carta, secondo noi, non sarà mai del tutto rimpiazzata. Quest’idea di abbinare cartaceo ed elettronico potrebbe darci una marcia in più.”
Che caratteristiche deve avere un buon libro per OneReed?
“Il successo di un libro è dato da una buona scrittura, da tematiche interessanti e da una buona promozione.”
Cosa ne pensa Antonio Melis del self-publishing?
“Io non do alcun tipo di giudizio in tal senso. Ho un pensiero però: l’auto pubblicazione soddisfa l’ego dello scrittore. Ci sono scrittori convinti, giustamente, di lasciare una traccia, ma non sono legati alle vendite perché magari hanno un altro lavoro e il fatto di aver lasciato un messaggio già li soddisfa. La pubblicazione attraverso una casa editrice invece permette di allargare un mercato, c’è la possibilità di farsi conoscere. L’auto pubblicazione ha dei limiti molto grossi, attualmente“.
E gli editori a pagamento?
“Ci sono anche i furbi del settore. Ho visto auto pubblicazioni con delle richieste di denaro enormi, non consone all’onestà che deve avere un editore. Tutto questo è molto limitativo: ti danno cento copie, te le devi vendere… E non riuscirai mai a recuperare le spese.
Un consiglio agli esordienti?
“Innanzitutto cercare una propria identità. Poi è fondamentale leggere tanto: oggi abbiamo troppe penne facili. A noi spesso dispiace rimandare indietro tanti testi perché chi scrive scrive male. Scrivere bene vuol dire adottare un linguaggio comprensibile, seguire le regole fondamentali, anche grammaticali. Questa è la base. Poi, se si scrive narrativa, bisogna cercare dei soggetti interessanti, proporre delle novità. Devi essere originale, senza strafare. E poi, oggi, l’idea è anche quella di non scrivere troppo. Adesso i ragazzi leggono meno, hanno bisogno di letture… brevi”.
Come si comporta OneReed con gli esordienti?
“Se sei un esordiente, magari, alcune malizie ti mancano. Ma se il prodotto è buono, noi ti aiutiamo. Per noi è importante l’autore, non chiediamo soldi. Se ci piace la tua idea e capiamo che scrivi bene ma non hai esperienza, ti diamo una mano”.
Come ci si propone a una piccola casa editrice?
“Noi chiediamo una sinossi del lavoro. Questo riassunto per noi è fondamentale, da lì capiamo già come un autore si può esprimere. La sinossi è come un biglietto da visita. Ad esempio abbiamo preso un’autrice, che pubblicheremo a settembre: lei ci ha mandato una sinossi straordinaria, poi ci ha portato il testo, che non rispondeva esattamente alla sinossi, e le abbiamo chiesto di revisionarlo. Lei ha talento, sicuro, ma per come l’aveva impostato non era vendibile, non era leggibile. È importante sapere a chi vuoi far leggere il libro, se vuoi restare di nicchia o meno.
E una volta pubblicato, quali impegni per l’autore?
Economici nessuno. Noi crediamo nell’importanza di dare fiducia all’esordiente. Quello che si fa poi è un lavoro di promozione, si cerca di fare incontri.
Consigliaci un vostro libro.
“Solo due dita” di Cinzia Milite. Lei ha iniziato a scrivere per ragazzi, ha vinto vari premi importanti in Italia, e ora si è dedicata agli adulti. È stata una grande sorpresa: l’abbiamo allevata ed è cresciuta tantissimo. Il suo è un libro molto bello.