Quarantena blues#2: il telegiornale

Anche sui monti trentini le cose sono cambiate in fretta, e in peggio. Quando abbiamo saputo delle nuove misure allargate a tutta Italia ci siamo guardati in faccia, abbiamo guardato i bambini, che in quel momento si contendevano urlando un pennarello scarico, e ci siamo detti: meglio se non ci muoviamo da qui. L’aria è migliore ed è più facile evitare i contatti con altre persone, visto che ci troviamo in una frazione di 263 abitanti circondata da campi coltivati e stormi di merli dal becco giallo che si vantano della loro libertà.

Ogni sera a tavola ci ritroviamo con dispiacere a zittire i bambini, seguiamo con attenzione i TG nazionali e regionali per sapere le novità. Fino a pochi giorni fa eravamo sbalorditi dalla raffica di servizi dagli impianti sciistici del Trentino, in cui gestori e amministratori locali rassicuravano i turisti: “Venite a sciare, non date retta a chi dice che c’è un’emergenza.” Imprenditori e vacanzieri erano sul piede di guerra mentre si urlava alla psicosi collettiva, con inquadrature di sguardi furtivi sopra le mascherine, colpevoli di aver riempito troppo il carrello di scatolette di tonno e carta igienica triplo velo. Ora gli stessi TG dicono di non uscire nemmeno per una passeggiata e di fare la spesa meno spesso (riempite il carrello, gente!) e uno alla volta.

Qualche sera fa una delle notizie del TG-R trentino ci ha lasciati col boccone a mezz’aria: gli amministratori locali e gli addetti del sistema sanitario invitavano i non residenti che si trovano nelle seconde case ad andarsene. È chiaro che si rivolgevano a coloro (Splendidi!) che sono scappati nottetempo dalla Lombardia verso altre regioni, fregandosene allegramente delle comunità che li avrebbero dovuti accogliere e delle condizioni del sistema sanitario locale.

Perché questo è uno dei punti chiave, fin dall’epoca (non lontana) degli aperitivi e degli stadi pieni: quante persone può curare il sistema sanitario prima di collassare? Qui in Trentino ci sono attualmente 75 posti di terapia intensiva, con oltre 700 contagi accertati. Sono già morte 12 persone, di cui una nel comune in cui ci troviamo.

Il fatto è che non è bello sentirsi così, indesiderati. Sapere che siccome vieni da un altro posto sarai sempre oggetto di un’attenzione in più, di un sospetto originario. Anche se stai andando a fare la spesa, anche se sei arrivato prima del decreto che impone di restare a casa propria e hai tenuto un comportamento esemplare fin da quando tenere le distanze e riempire il carrello erano considerati comportamenti ridicoli.

Nulla di grave, solo un fastidio, rispetto ai guai che stanno passando altre persone. Però resta la consapevolezza che è un attimo cambiare i confini, e trovarsi dalla parte sbagliata.

 

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