Una madre muore. Un padre e i suoi figli caricano la bara su un carro e partono per il luogo in cui lei ha chiesto di essere sepolta. Dopo alcuni giorni di guai arrivano a destinazione.
Niente di più semplice dal punto di vista della storia, niente di più sfaccettato dal punto di vista della simbologia, della psicologia dei personaggi, dello stile di scrittura. Per questo, pur avendo riassunto la vicenda in due righe, non sento di aver rivelato nulla. Con Faulkner lo spoiler è impossibile, perché il cuore della sua scrittura è inafferrabile.
Le lezioni di scrittura creativa che si potrebbero trarre da Mentre morivo sono moltissime. Per ora vorrei concentrarmi sull’uso del punto di vista multiplo, in questo caso accompagnato alla tecnica del flusso di pensiero.
In Mentre morivo, infatti, ogni capitolo prende il nome del personaggio che racconta, in prima persona, la sua parte di storia. Il lettore conosce i fatti attraverso i suoi occhi, entra nella sua mente e partecipa ai suoi pensieri.
I personaggi di questo romanzo non sono pochi: Anse Bundren, padre pigro, superstizioso e opportunista; Cash, figlio maggiore dall’animo semplice e dalla saggezza di falegname; Darl, secondogenito dallo sguardo folle, che ha fatto la Guerra in Europa e che forse è il più lucido della famiglia; Jewel, l’inafferrabile e altezzoso figlio illegittimo; Dewey Dell, la diciassettenne segretamente incinta e in cerca di un aborto; il piccolo Vardaman, testimone di eventi più grandi di lui e convinto che sua madre sia un pesce… E poi i vicini, il medico, il farmacista e altri ancora.
Non è facile raccontare una storia da diversi punti di vista, ma se si riesce a farlo si ottiene una ricchezza e una complessità impossibili da raggiungere con altre tecniche. Solitamente l’uso della prima persona e del narratore interno, infatti, hanno lo svantaggio di uno sguardo parziale: il personaggio che narra può dire solo ciò che sa. D’altra parte, c’è il vantaggio di un maggiore coinvolgimento del lettore. Nel caso di Mentre morivo l’utilizzo di una prospettiva multipla risolve il problema combinando uno sguardo ampio e sfaccettato con il calore della prima persona.
Consigli per l’uso della prospettiva multipla
Provo ora a riassumere la lezione di Faulkner in consigli a portata di noi poveri mortali, qualora dovessimo cimentarci con una prospettiva multipla.
1. Ogni personaggio deve avere una voce distinguibile dalle altre e un proprio punto di vista sul mondo (e sulla storia raccontata).
Un buon esempio lo abbiamo proprio da Addie Bundren, la defunta in carne e ossa, che in poche righe, raccontando di quando si è sposata e ha avuto il primo figlio, rivela il suo punto di vista sull’essere donna, moglie e madre:
“Così mi presi Anse. E quando mi resi conto di avere Cash, mi resi conto che vivere era terribile e che quella era la risposta. Fu allora che capii che le parole non servono a nulla; che le parole non corrispondono mai neanche a quello che tentano di dire. Quando nacque mi resi conto che maternità era stata inventata da qualcuno che doveva trovarle una parola perché a chi i bambini li ha avuti non gli importava nulla se c’era una parola o no. Mi resi conto che paura era stata inventata da qualcuno che non aveva mai avuto paura; orgoglio, da qualcuno che di orgoglio non ne aveva mai avuto. […] Mi resi conto che così era stato, non che il mio essere sola andava violato in continuazione tutti i giorni, ma che non era mai stato violato finché non era arrivato Cash. Neppure da Anse la notte.
Anche lui aveva una parola. Amore, lo chiamava. Ma era da un pezzo che avevo fatto l’abitudine alle parole. Sapevo benissimo che quella parola era come tutte le altre: semplicemente una forma per riempire un vuoto; che quando fosse venuto il momento, non ci sarebbe stato bisogno di una parola. per quello, più che per l’orgoglio o per la paura. Cash non aveva bisogno di dirla a me né io a lui, e dicevo: Che Anse la usi pure, se vuole. Così quello che era, era Anse o amore; amore o Anse: non aveva importanza.”
Dal canto suo Cash, il falegname che ha segato una a una le assi per costruire la bara di sua madre, vede il mondo secondo le regole di un figlio addolorato e di un artigiano che sa che le cose, nel lavoro e nella vita, vanno fatte a regola d’arte. E quando in viaggio le cose si mettono male e la corrente del fiume in piena rischia di portarsi via la bara. dice:
“Non era in equilibrio. Gliel’avevo detto che se volevano che in viaggio fosse in equilibrio, dovevano”
E questo è quanto, per il capitolo che lo riguarda.
Chi scrive deve conoscerli a fondo, i suoi personaggi, ma non necessariamente rivelarli nella loro interezza. Faulkner non ci dice tutto, anzi, lascia al non detto molto spazio e sta al lettore il compito (a volte faticoso) di riempirlo. E il lettore ha sempre la sensazione che qualcosa gli sfugga.
2. Le caratteristiche di un personaggio possono emergere anche dalla voce degli altri, quando parlano di lui o di lei.
Ecco un esempio in cui Cora, moglie del vicino Vernon Tull, racconta ciò che vede a casa dei Bundren, sulla soglia della stanza dove Addie giace in punto di morte:
Qualcuno attraversa l’entrata. È Darl. Non guarda dentro mentre passa davanti alla porta. Eula lo osserva mentre prosegue e sparisce verso il retro. La sua mano si leva e tocca leggere le perline, e poi i capelli. Quando si accorge che la sto osservando, gli occhi le si svuotano. (pag.16)
Qui invece è Dewey Dell, la figlia diciassettenne, che racconta:
Pa’ si serve e passa il vassoio. Ma non comincia a mangiare. Tiene le mani mezzo chiuse di qua e di là del piatto, il capo un po’ chino. I capelli arruffati stanno ritti nella luce della lampada. Sembra come quando il mazzuolo ha appena colpito il vitello, e non è più vivo e ancora non sa di esser morto.
Per dare alla storia una maggiore complessità si può creare una distanza tra i punti di vista, oppure far rivelare ad altri ciò che l’interessato non vuole dire di sé. In Mentre morivo ogni personaggio ha un segreto, che alcuni conoscono e altri no. Rivelando al lettore questa rete di cose non dette, Faulkner crea una tensione (un conflitto) che è il succo di ogni storia.
3. Nel prendere la parola un personaggio deve necessariamente portare avanti la storia. Non può semplicemente ripetere ciò che il lettore sa già. Può farlo in parte, con un punto di vista diverso, ma deve anche rivelare qualcosa di nuovo. Il nuovo punto di vista introduce sempre elementi sconosciuti, arricchisce, smentisce ciò che il lettore sa o crede di sapere.
È un modo di scrivere difficile. È un modo di leggere non sempre leggero. Ma insieme alla fatica, romanzi come Mentre morivo ti lasciano qualcosa che non se ne va più.
Il libro
- Titolo: Mentre Morivo
- Autore: William Faulkner
- Anno prima edizione: 1930
- Traduzione: Mario Materassi
- Edizione: Adelphi, 2007
- Pagine: 231